“La Card piace, se è riservata”
Un euro per attivarla, altri dieci per usufruire dei servizi di monitoraggio dei dati fisiologici: in sessanta farmacie bolognesi è già acquistabile Pharmacard, la tessera magnetica della salute realizzata da Federfarma Bologna e Cup 2000 con la partecipazione di Codifarma, Cedifar, Farbanca e altri soggetti imprenditoriali del pianeta sanitario. La notizia riguarda uno dei punti cardinali della sanità: basti pensare che in un anno (come si vede nel grafico) sono 14 milioni, in provincia, gli ingressi in farmacia. «Siamo partiti — commenta soddisfatto Ruggero Golinelli , presidente di Federfarma bolognese — dal presupposto che lo scambio di informazioni e la condivisione di dati tra i soggetti del mondo sanitario rapprsentino la strada del futuro per diffondere fra i cittadini una cultura della prevenzione. Pharmacard si propone come strumento nuovo e efficace per avvicinare il cittadino ai servizi del Sistema sanitario nazionale».
Positivi anche i commenti del professor Achille Ardigò e del tossicologo Giorgio Cantelli Forti. Mauro Moruzzi, direttore generale di Cup 2000, inquadra la card della salute in un progetto più ampio, che vede la telematica presente e di supporto in tutti i settori della sanità. «Pharmacard è uno strumento di grande importanza per il progetto e-Care — aggiunge — un prodotto che abbiamo costruito in network di lavoro con altre imprese e che potrà diventare la futura rete del cittadino, attraverso la quale tutta la famiglia trova sicurezza, solidarietà e strumenti certi di accesso ai servizi pubblici, in particolare quelli legati alla salute».
Fra gli interventi che si sono succeduti in Cappella Farnese dopo il saluto del sindaco, Giorgio Guazzaloca, anche quelli di Donata Lenzi, assessore provinciale alla sanità, e dell’economista Stefano Zamagni. In sala, molti addetti ai lavori e molti farmacisti: la maggior parte di loro giudica interessante l’introduzione della card della salute, con qualche piccola riserva e molta attenzione al versante della privacy.
«Sicuramente un collegamento informatico fra farmacia e Servizio sanitario pubblico è da vedere in chiave positiva.» — dice la titolare di una grossa farmacia cittadina, la dottoressa Cristina Vico — «Però è opportuno riflettere a fondo sulla delicatezza dei dati che la card memorizza, e sull’uso che si dovrà e potrà fare dei parametri che fotografano, di fatto, il cittadino-cliente».