I diritti dei cittadini sono sanciti dalle leggi della Repubblica italiana, a partire da quella costituzionale; dalle leggi e dai documenti programmatici della Regione e dai regolamenti istitutivi della Città Metropolitana. Nonostante ciò, l’accesso ai servizi di interesse sociale seguono iter tutt’altro che lineari. Perfino l’accesso alle cure mediche non sempre è garantito nelle modalità previste dalla legge.

Anche l’accesso ad altre forme di assistenza pubblica, al lavoro – in particolare per i giovani – all’istruzione e alla formazione, non sempre è garantito al cittadino. Gli stessi diritti di partecipazione alle forme della vita democratica della città presentano aspetti critici su quali, a lungo, si soffermò lo studio e l’azione del sociologo Achille Ardigò.

Inoltre, l’infrazione al rispetto dei diritti del cittadino non è quasi mai sanzionata in modo efficace. Non soltanto: gli incentivi previsti per i dirigenti pubblici raramente fanno riferimento al rispetto dei diritti del cittadino; più frequentemente premiano l’aderenza alle previsioni di budget, quindi la capacità del dirigente di ridurre i costi e non solo gli sprechi.

Per queste ragioni, ad esempio in ambito sanitario, secondo il Censis, nel 2016, 11 milioni di italiani (2 milioni in più rispetto al 2012) hanno rinunciato alle cure per difficoltà economiche e di accesso ai servizi.

Il problema ovviamente si aggrava in presenza di una popolazione anziana in rapido incremento – oltre 100.000 nella città Metropolitana Bologna – con redditi e capacità relazionali fortemente ridotte; di giovani che non riescono a inserirsi nel mercato del lavoro e nei centri della ricerca scientifica.

L’organizzazione sanitaria, che assorbe gran parte delle risorse umane e economiche riservate al sistema assistenziale pubblico (in Regione Emilia Romagna oltre il 70% del bilancio regionale, nell’Area metropolitana bolognese oltre il 50 % della spesa complessiva degli enti locali), è, poi, un settore a debole partecipazione democratica dei cittadini, i quali si trovano in serie difficoltà quando hanno un problema di tutela del diritto alla salute.

Diversa è la situazione rispetto ai servizi erogati dai Comuni e dai Quartieri – istituzioni elettive, a differenza delle Aziende Sanitarie, quindi più direttamente partecipate – ma anche qui sono in atto processi di razionalizzazione che indeboliscono le occasioni di partecipazione e controllo sociale.

La riduzione, poi, delle risorse per i servizi pubblici contribuisce ad alimentare una spirale restrittiva dei diritti del cittadino, solo in parte attenuata da lodevoli iniziative di autentico volontariato sociale. Spesso al cittadino non resta, infatti, che il ricorso a forme di tutela ‘extraistituzionale’: il ricorso al volontariato di assistenza, la lettera al giornale, l’intrapresa di una difficile e costosa causa giuridica.

Non di rado il cittadino si sente solo di fronte ad un sistema che – come afferma il sociologo Niklas Luhmann – include tutti nella sua forma generale, per poi limitare o condizionare fortemente il singolo individuo nell’accesso alle strutture organizzative dello stesso sistema.

Molte iniziative sono state avviate per risolvere questi problemi in termini di continuità assistenziale, appropriatezza, semplificazioni, a cui, tra l’altro, Achille Ardigò e la sua scuola sociologica hanno dato, come si ricordava, un importante impulso di iniziativa.

L’alta comunicazione di Internet e del Web hanno prodotto soluzioni innovative – come quelle, in sanità, dei CUP (centro unificato elettronico di prenotazione), dell’e-Care e del Fascicolo Sanitario Elettronico del Cittadino; o, in altri ambiti, dei social street – ma, nonostante la diffusione della Rete, resistenze burocratiche e incomprensioni culturali e politiche non permettono ancora un pieno dispiegamento di queste potenzialità.

Si avverte pertanto l’esigenza di mettere i diritti del cittadino al centro di una riflessione sociologica, teorica e formativa, a cui ben si presta la sociologia di Achille Ardigò, teorico di un welfare state gestito e innovato ‘dal lato dei cittadini’, dell’ambiente del sistema.


Il ciclo di lezioni della Scuola dei Diritti dei Cittadini, che presentiamo come Associazione Achille Ardigò – e proponiamo in collaborazione con l’ Università di Bologna, il Comune e la Città Metropolitana di Bologna e la Regione Emilia Romagna- ha l’ambizione di avviare, su rigorose basi teoriche e scientifiche, un percorso culturale e didattico di esplorazione di questo mondo di diritti. Come ancora ci ricordava Ardigò, questi diritti sono oggi offuscati da una complessa evoluzione dell’organizzazione pubblica e dell’economia privata, che accresce le sofferenze dei singoli e delle famiglie in cerca di aiuto.

Al ciclo di lezioni è, inoltre, richiesto il concorso di preziose testimonianze istituzionali e sociali, oltre a quello di elevate competenze accademiche.

La qualità dei relatori e l’alta competenza dei docenti, nonché la mission che la stessa Associazione ha perseguito in questi anni, sono a garanzia della serietà e del buon esito del percorso formativo proposto.


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Il programma della Scuola dei Diritti dei Cittadini